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20 Novembre 2017

Omicidio Stradale: Meno Pirati al Volante

Il bilancio un anno e mezzo dopo la legge. È calato del 20% chi scappa dopo gli incidenti grazie alle pene più severe per chi uccide con l’auto

A poco più di un anno e mezzo dall’introduzione della legge sull’omicidio stradale è tempo di un primo bilancio. Secondo i dati di polizia stradale e carabinieri — dal 25 marzo del 2016 sino al 29 ottobre di quest’anno — sono stati 35 i guidatori arrestati in flagranza dopo incidenti stradali gravissimi e altri 576 sono stati denunciati alla magistratura. Senza considerare che altri cinque automobilisti sono stati arrestati per lesioni gravi o gravissime e altri 1.124 sono stati denunciati per lo stesso motivo. Calano di oltre il 20 per cento i pirati della strada che si sono dati alla fuga e non hanno prestato soccorso dopo incidenti gravi. Un risultato di cui molti dubitavano, prima dell’approvazione della legge, sostenendo che con pene più elevate sarebbero aumentati i casi di guidatori in fuga dopo aver provocato incidenti gravissimi.

La portata della riforma

«I numeri sono numeri ma per capire in profondità la portata di questa riforma del Codice, bisognerà attendere le prime sentenze definitive della Cassazione», spiega il prefetto Roberto Sgalla, direttore centrale delle specialità della polizia di Stato, «e solo a quel punto potremo vedere se le pene più alte hanno avuto come reazione un effetto deterrente, dando maggiore consapevolezza alla guida».

Le prime sentenze

Ora si rischia sino a 18 anni e dai tribunali, arrivano le prime pesanti sentenze. A Messina, con rito abbreviato, un conducente ha avuto inflitti 11 anni per aver travolto, nel giugno del 2016, l’auto di Lorena Mangano, studentessa universitaria, che poi è morta in ospedale. La sentenza d’Appello è attesa per febbraio prossimo ma la pubblica accusa ha già chiesto la conferma del primo grado. «La nostra famiglia sente questa legge come profondamente giusta», spiega Stefano, fratello di Lorena, «perché ha inasprito le pene però occorre anche educare gli automobilisti. Chi guida in modo spericolato, sotto l’effetto di sostanze o alcolici deve capire che è come se avesse una pistola in mano e spara alla folla. Lo hanno detto anche i giudici in aula durante il processo. Io spenderò tutta la mia vita a spiegarlo e ricordare Lorena. Se anche riuscirò a convincere una sola persona mia sorella non morirà mai nelle coscienze».

I dati degli incidenti nel 2017

Intanto, sempre secondo i dati di Stradale e carabinieri — nei primi dieci mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2016 — gli incidenti sono diminuiti del 3,3 per cento ma è aumentato il numero delle vittime dell’1,5 per cento. Un dato che sembra esiguo ma è allarmante perché l’Unione europea chiede una forte riduzione. «In Italia, entro il 2020, dovrebbero scendere del 50 per cento ma sarà molto difficile raggiungere questo obiettivo», argomenta Sgalla, «malgrado l’impegno delle forze di polizia negli ultimi anni sia stato notevolissimo per contrastare antiche piaghe come gli eccessi di velocità o la guida in stato di ebrezza. Basti pensare che grazie anche a strumenti come autovelox o tutor abbiamo inciso nettamente sul numero di vittime in autostrada e siamo passati da poche migliaia di controlli con etilometri a 1,2 milioni nei primi 10 mesi del 2017».

Controlli

I controlli sono costanti e sono state ritirate anche 38.862 patenti, sottratti 2,5 milioni di punti e comminate 1,7 milioni di multe. In particolare, sono diminuite quelle per eccesso di velocità (-16,6%), mancato uso del casco (-16,6%) e guida in stato di ebrezza (-2,8%). A preoccupare, invece, sono i dati sulla guida mentre si usa lo smartphone (+9,7%), sul mancato uso delle cinture di sicurezza (+8,2%) e sotto effetto di droghe (+4%).

Le cause e le possibili soluzioni

«Gli incidenti sono spesso causati da più fattori ma la distrazione, nel 2016, è stata la prima causa(16% nel 2016)», sostiene Sgalla, «seguita dal mancato rispetto della precedenza e dei semafori (15%)». Le soluzioni sono allo studio. «Dobbiamo scoraggiare al massimo l’uso di smartphone e tablet per chi è alla guida», conclude Sgalla, «ma sarà più complicata di altre battaglie vinte. Dovrà passare dai maggiori controlli in strada, ricorrendo anche ad auto civetta e dalla collaborazione con le aziende di telecomunicazione che dovranno aiutarci a trovare soluzioni tecnologiche. Servirebbe, poi, far capire agli italiani che è meglio spendere soldi in optional salvavita come la segnalazione di oltrepassamento di carreggiata piuttosto che nella vernice metallizzata. Bisognerà pure migliorare le infrastrutture stradali diminuendo il numero di auto in circolazione. Specialmente in città dove possono essere sostituite da mezzi pubblici e biciclette. In ultimo, servono campagne sociali e di educazione stradale per i ragazzi che spesso, però, hanno una sensibilità maggiore al rispetto del codice rispetto ai genitori».

www.corriere.it

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